Ripartenza frenata

Incertezze esterne e limiti strutturali limitano ancora la ripresa italiana. Ma i segnali di fiducia nei servizi e nel commercio al dettaglio fanno ben sperare

  • 15 Aprile 2014
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La ripartenza dell’economia italiana è frenata da due tipi di fattori. Sul fronte esterno c’è incertezza sulla solidità dello scenario globale, che spinge a navigare a vista e frena le decisioni di spesa. Sul fronte interno operano gli handicap competitivi strutturali e le lunghe code della crisi. Ma a guardare meglio, i punti fermi per orientarsi ci sono: la ripresa americana non è più stentata e ha ben tenuto anche durante l’inverno insolitamente rigido; l’Eurozona si è lasciata alle spalle la recessione e registra miglioramenti anche nei paesi più in difficoltà; le politiche monetarie restano ultraespansive; le economie emergenti, pur marciando meno spedite di prima e con alcuni squilibri, hanno ormai una dimensione che le rende motore autonomo di sviluppo. Tutto ciò trova sintesi e conferma nell’accelerazione del commercio mondiale, alla quale si è agganciato il Made in Italy (pur penalizzato dall’euro forte).

Dunque, l’attenzione va posta sugli ostacoli fatti in casa, sia quelli che da molti anni tengono basso il potenziale di crescita sia quelli che sono sorti negli ultimi tempi. Tra i primi, tutto ciò che rende il Paese poco attrattivo per gli investimenti: dalla eccessiva regolamentazione ai tempi lunghi della pubblica amministrazione, dalla tassazione alta (in particolare il cuneo fiscale) all’inefficienza della spesa pubblica. Tra i secondi ci sono la restrizione del credito, che è tornata a mordere in gennaio, e una domanda interna molto fiacca, la quale un po’ migliora stando alla maggiore fiducia delle imprese che producono servizi, agli ordini di beni di investimento e alle immatricolazioni di auto. Nel complesso, però, l’indice anticipatore OCSE suggerisce nuovo indebolimento già nel secondo trimestre, anziché irrobustimento. Tutto ciò mette a rischio le previsioni di un incremento del PIL superiore allo 0,5% nel 2014.

Poco slancio nel PIL
Il recupero nei primi mesi dell’anno è proseguito ad un ritmo più lento di quello dei mesi passati L’anticipatore OCSE suggerisce un profilo più piatto del PIL a metà anno. Il rimbalzo della produzione industriale italiana fa comunque prevedere un’accelerazione nel trimestre.

Il PMI manifatturiero si è caratterizzato da un rallentamento di ordini e produzione mentre l’indicatore di domanda estera segnala più forti progressi. Il PMI terziario è tornato in espansione dopo 4 mesi, registrando il 2° incremento di fila degli ordini, giudicati in calo a fine 2013.

Le esportazioni italiane sono ripartite accelerando nel quarto trimestre 2013. A gennaio hanno in parte corretto il forte balzo di dicembre. I giudizi sugli ordini suggeriscono un nuovo stop&go: gli indicatori qualitativi per i prodotti italiani sono aumentati a febbraio, grazie anche alla maggiore domanda dei clienti europei.

Gli investimenti in lento recupero
La spesa delle famiglie è diminuita per il 12° trimestre consecutivo, ma poco. C’è stato però un +0,5% negli acquisti di beni durevoli. La dinamica appare in rafforzamento nel 1° bimestre 2014: le immatricolazioni di auto sono salite dell’1,2% sugli ultimi tre mesi del 2013; il forte progresso della fiducia nei servizi (+10,4 punti) e nel commercio al dettaglio (+4,2), settori che operano prevalentemente nel mercato interno, fanno pensare a un miglioramento della domanda interna; nella stessa direzione vanno i giudizi sugli ordini interni di beni di consumo.

Il saldo dei giudizi sugli ordini interni dei produttori di beni strumentali (che anticipa di un trimestre la dinamica degli investimenti in macchine e mezzi di trasporto) è leggermente sceso nel 1° bimestre, dopo i +6,3 punti nel trimestre precedente. Tale andamento è coerente con un’accelerazione della spesa in conto capitale nel trimestre attuale, seguita da una frenata nel prossimo.

Credito
I prestiti alle imprese in Italia si sono ridotti di un ulteriore 0,3% a gennaio (-10,4% dal settembre 2011, -96 miliardi). Il 15,5% delle aziende risulta avere il credito razionato. La liquidità continua a scarseggiare, nonostante i pagamenti degli arretrati PA siano arrivati lentamente a 22,8 miliardi.

Il tasso di interesse a carico delle aziende italiane è calato al 3,4% a gennaio ma lo spread sull’Euribor resta troppo alto così come il gap rispetto al tasso in Germania (2,3 punti), che penalizza la competitività.

Area Euro
Gli indicatori congiunturali più recenti confermano che, seppur a ritmi modesti, la ripresa dell’economia dell’Area euro si sta consolidando. In febbraio, l’indice PMI composito è salito ai massimi da giugno 2011. Il leggero rallentamento dell’attività nel manifatturiero è stato più che compensato da una forte espansione nei servizi. Ancora in crescita la Germania, mentre si intensifica la contrazione in Francia.

Il forte aumento delle vendite al dettaglio in gennaio  lascia prevedere una buona tenuta dei consumi nel 1° trimestre 2014, favoriti anche dalla bassa dinamica dei prezzi.

È migliorata la fiducia delle imprese e delle famiglie. L’indice del sentimento economico elaborato dalla Commissione segna il decimo incremento mensile consecutivo.

Frenano gli emergenti
L’anticipatore OCSE continua a segnalare un rallentamento ciclico per le maggiori economie emergenti, tra cui India, Brasile e Russia. La crescita della Cina ha ripreso vigore: l’obiettivo del PIL fissato dal governo Cinese per il 2014 è del 7,5%.

Vittorio Dassi - Segretario Generale FNDI