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Intervista esclusiva a Marino Ferrarese, Direttore Generale di Stahlwille Utensili

  • 10 Maggio 2016
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  • Marino Ferrarese, Direttore Generale di Stahlwille Utensili
    Marino Ferrarese, Direttore Generale di Stahlwille Utensili
  • La facciata dello storico edificio Kontor, a Wuppertal, oggi sede della nuova Show Room Stahlwille
    La facciata dello storico edificio Kontor, a Wuppertal, oggi sede della nuova Show Room Stahlwille

Il Distributore Industriale ha visitato la sede di Stahlwille Utensili, filiale italiana del Gruppo Stahlwille. Alle domande della redazione ha risposto Marino Ferrarese, da tre anni alla guida della società di Peschiera Borromeo (MI).

Ing. Ferrarese, Stahlwille è da oltre 150 anni una consolidata realtà nella produzione di utensileria di alto livello. Ci può fare una breve panoramica dell’azienda e della sua filiale italiana?

Stahlwille nacque nel 1862 per volontà del suo fondatore Eduard Wille, come azienda produttrice di utensili di vario tipo in acciaio forgiato. Nel corso degli anni il Gruppo si è ingrandito, aprendo diverse filiali nel mondo e arrivando a esportare in 90 paesi, ma mantenendo sempre quella connotazione di azienda familiare e tradizionalista –  nel senso più positivo del termine – che ancora oggi la contraddistingue.

A differenza dei suoi maggiori competitor tedeschi – ma anche europei - infatti la proprietà ha scelto di non delocalizzare l’attività, mantenendo sul territorio d’origine tutti i suoi quattro siti produttivi.

Essere produttori e poter vantare di produrre praticamente tutti gli articoli al proprio catalogo oggi non è certo un fatto scontato, anzi rappresenta quasi un’eccezione nel nostro settore. Al momento Stahlwille può contare sul supporto di circa 700 dipendenti di cui l’80% localizzati in Germania (in Italia siamo dieci dipendenti più circa quindici agenti).

Il senso di appartenenza al territorio tedesco e alle proprie tradizioni aziendali è ancor più rafforzato dalla recente inaugurazione di una nuova show-room a Wuppertal, nei pressi di Dusseldorf, sita all’interno di un edificio storico dell’Ottocento facente parte dell’insediamento originario della società e oggi completamente ristrutturato. Al suo interno è presente un vero e proprio percorso “multimediale” che ripercorre la realizzazione degli utensili dalla fase di forgiatura, che nella realtà avviene nella Germania dell’est, fino al test dei prodotti finiti su appositi banchi di prova e comparazione con i prodotti concorrenti.

I vostri settori di riferimento sono aerospaziale, energia, trasporti e industria. Quale tra questi riveste maggior importanza?

I nostri settori di interesse sono tantissimi, ed è bene definirli nello specifico: per “aerospaziale” noi identifichiamo anzitutto la manutenzione a esso legata; per l’industria ci concentriamo su tutti gli aspetti, per automotive intendiamo l’aftermarket, per l’energia le centrali eoliche e simili.

A rivestire maggior importanza, come Gruppo, è certamente l’aerospaziale, settore che però in realtà in Italia pesa molto poco (5-10% del nostro fatturato), essendo limitato al comparto militare e poco altro. È una tendenza che purtroppo si è registrata negli ultimi anni, in concomitanza con la graduale chiusura di molte compagnie aeree italiane.

Se vogliamo fare una divisione del fatturato italiano direi che un 10% va nell’aerospaziale, un 50% nell’industria, un 30% nell’automotive e un restante 10% poco analizzabile.

 

Quali sono invece i vostri prodotti di punta e le novità in cantiere?

Abbiamo un catalogo di 4500 referenze, collocate su 10 famiglie di prodotto: dalle chiavi alle bussole, passando per giraviti, martelli e tanto altro; produzioni per un buon 90% interamente nostre. Questa sorta di “autosufficienza” ci consente di controllare tutta la filiera, dalla materia prima al prodotto finito, così da poter garantire una qualità di prodotto superiore.

Esempio emblematico, e decisamente in controtendenza, è la scelta di continuare a realizzare internamente anche il processo di cromatura, nonostante le difficoltà, gli alti costi e i noti rischi che questo comporta. Tuttavia solo in questo modo possiamo garantire totale assenza di sfogliature della superficie dell’utensile e avere la certezza che i nostri prodotti possano rispondere alle necessità dei settori più esigenti.

Per quanto riguarda l’utensileria manuale insomma la nostra attitudine è di sviluppare strumenti dalle caratteristiche qualitative superiori anche del 50% a quelle richieste dalle norme DIN e UNI. In un ambito in cui non ci sono margini per ulteriori sviluppi tecnologici, al di là di qualche profilo particolare, tutto si gioca sulla qualità e sul poter offrire performance superiori.

 

Continua a leggere l'intervista sul numero di aprile de Il Distributore Industriale