Una fase di assestamento

Il CSC stima una variazione del PIL italiano di -0,4% quest’anno e un incremento dello 0,5% nel 2015

  • 10 Ottobre 2014
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Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce: quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee, e quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.

La ripresa moderata e diseguale in Eurolandia ha registrato, invece, un inatteso (ma non sorprendente) stop che non sarà superato rapidamente. In agosto gli indicatori di fiducia e i PMI hanno segnato una marcata caduta che è poco rassicurante per l’ultima parte dell’anno.

In Italia più che di ritorno in recessione (affermazione che sul piano statistico è ineccepibile) si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013.

La scarsa reattività del Paese a condizioni finanziarie più favorevoli, all’aumento delle ragioni di scambio e alla politica di bilancio meno restrittiva è di difficile comprensione.

Rimane un rebus, che il tempo presto risolverà, capire se le misure espansive adottate dal Governo prima dell’estate siano efficaci. La Legge di Stabilità può rafforzarle operando su cuneo fiscale e investimenti pubblici e privati. Essendo inesistenti gli spazi di manovra sul deficit, è obbligata la strada, più difficile ma più fruttuosa, della ricomposizione di entrate e uscite: aumento dell’imposizione indiretta e diminuzione del costo del lavoro; risparmi sulla spesa corrente da spostare su quella in conto capitale. Si deve partire dal binomio competitività-investimenti, che aiuta esportazioni e domanda interna.

I consumi seguiranno velocemente. Va ricordato che l’Italia per troppi anni ha vissuto sopra i propri mezzi (ha un debito con l’estero pari al 32,4% del PIL) e solo di recente ha smesso di indebitarsi verso il resto del Mondo (regalando produzione e posti di lavoro altrove).

Ci sono, infine ma non ultime, le riforme strutturali. Quelle approvate, ma da attuare, e quelle in preparazione. La performance messa in mostra da Irlanda e Spagna dimostra che esse pagano, anche attraverso il ritorno di fiducia degli investitori esteri.

 Le previsioni del CSC per l’Italia
Il CSC stima una variazione del PIL italiano di -0,4% quest’anno e un incremento dello 0,5% nel 2015. Con il calo del 2014, l’economia italiana registra il terzo arretramento consecutivo, seppure molto più contenuto dei due precedenti.

Il recupero nel 2015 sarà sostenuto da diversi fattori: l’accelerazione del commercio internazionale, l’impatto positivo derivante da EXPO 2015, il tasso di cambio più favorevole, l’allentamento del credit crunch, la riduzione del costo del denaro, l’effetto ritardato di alcuni provvedimenti governativi e l’allentamento delle tensioni geopolitiche, soprattutto tra Russia e Ucraina.

Peggiorano gli indicatori congiunturali
Gli indicatori di fiducia, che avevano mostrato un deciso miglioramento dall’estate del 2013 e fino alla scorsa primavera (raggiungendo i valori più elevati quantomeno dalla prima metà 2011), hanno registrato sin da giugno un repentino calo, più rapido tra i consumatori. Ciò conferma le persistenti difficoltà di uscita dalla crisi a sette anni dal suo inizio. Le rilevazioni sulla fiducia di famiglie e imprese evidenziano in Italia un netto e generalizzato peggioramento delle valutazioni, dopo i picchi triennali raggiunti nei mesi primaverili.

Questo peggioramento degli indicatori di fiducia è essenzialmente dovuto al ridimensionamento delle prospettive di breve termine sia delle imprese sia delle famiglie. In particolare, nell’industria si sono registrate aspettative meno favorevoli sui livelli di produzione a tre mesi (soprattutto nei beni intermedi) e un aumento delle giacenze di prodotti finiti (specie nei beni di consumo). Al calo nelle costruzioni hanno contribuito il peggioramento dei giudizi sul portafoglio ordini e sui piani di costruzione e la forte diminuzione delle aspettative a breve sull’occupazione; un marginale miglioramento si è avuto, invece, nelle attese sugli ordini.

 

Vittorio Dassi - Segretario Generale FNDI

 

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