Alla scoperta del Canada, l’american dream del terzo millennio

Pronto l’accordo economico con l’Unione Europea, il paese dei grandi laghi spalanca le porte all’imprenditoria del Vecchio Continente

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Dall'inizio del nuovo secolo a oggi non è insolito riscontrare, tra gli imprenditori italiani che decidono di delocalizzare le proprie attività all'estero, la tendenza a scegliere una meta poco nota. No, non parliamo della classico paese dell'est europa, fucina di manodopera a costo zero (o quasi) e garanzia di tasse irrisorie, ma di un luogo ben più lontano ed economicamente florido: il Canada. Una scelta non casuale: tra i Paesi del G7, quello nordamericano può infatti vantare l'economia più attiva e vivace, forte del suo +2% medio di Pil all'anno; un incremento di gran lunga superiore a quello italiano, ma anche di colossi come Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Gran Bretagna.

Motivo? Un grande impulso è dovuto senza dubbio alla disponibilità di materie prime presenti nel sottosuolo. Il controllo su enormi quantità di metalli e combustibili fossili fanno del Canada uno dei cinque Paesi del cosiddetto "Carbs" (con Australia, Russia, Brasile e Sudafrica), un insieme che controlla ben il 30% dei giacimenti di commodity pur avendo una popolazione totale che non supera il 5% di quella mondiale. Già solo questi dati basterebbero a giustificare un risultato così lusinghiero. Ma non è solo questo.

L'attrattiva per gli investimenti produttivi è rappresentata da tanti altri fattori che pochi Paesi possono vantare: il vivace multiculturalismo della società, l'eterogeneità della produzione industriale, una posizione geografica privilegiata che si affaccia sul mercato statunitense e, soprattutto, una forza lavoro altamente qualificata e di elevato livello culturale. Elementi che fanno passare in secondo piano i disagi che gli emigrati italiani possono patire per la rigidità di un clima ben diverso da quello che si respira nella mite atmosfera mediterranea.

La competitività canadese è dunque il marchio di fabbrica di tutto il comparto economico: la bassa pressione fiscale, i ridotti tassi d'interesse, le imposte e i contributi salariali sostenuti dalle imprese (28% a fronte del 36% dei cugini statunitensi) sono tutti elementi che, grazie ai grandi vantaggi forniti dagli esigui costi d'ingresso e di gestione, contribuiscono al continuo fiorire di nuove attività. In più, il Canada si insedia al terzo posto nella classifica dei Paesi col più basso costo del lavoro (dietro a Messico e Stati Uniti). Ciononostante, la retribuzione per impiegato è stimata mediamente intorno ai 60000 dollari (circa 46000 euro), più elevata rispetto all'Italia, dove si registra un valore di circa 34000 euro.

Ciò si spiega col fatto che la forza-lavoro canadese risulta più qualificata rispetto ai competitor internazionali. Tuttavia gli emolumenti si riducono sul fronte benefit: i piani statutari espressi come percentuale di payroll risultano inferiori rispetto all'Italia, con un 8% rispetto al 32% del Belpaese.

 

Leggi il resto dell'articolo nel numero di settembre de Il Distributore Industriale