La congiuntura favorevole spinge l'economia italiana

Tra i fattori positivi la ripresa in Usa ed Eurozona, i bassi tassi d'interesse, il prezzo del petrolio

  • 20 Luglio 2015
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È possibile che l’economia italiana raggiunga nel 2015/16 risultati anche migliori delle previsioni. L’accelerazione è legata a fattori esterni: il cambio favorevole, i bassi tassi di interesse, il prezzo del petrolio favorevole e alla ripresa in atto sia negli USA che nell’eurozona.

I progressi congiunturali non vogliono dire che le gravi conseguenze della crisi spariscano né fanno dell’Italia un’economia dinamica: la performance rimane inferiore a quelle tedesca, spagnola, inglese e, perfino, francese. Solo proseguendo lungo la strada delle riforme si potrà chiudere il divario di crescita e, soprattutto, aumentare sensibilmente occupazione e reddito degli italiani. Il ritardo rispetto a quanto necessario resta ampio, nonostante il grande sforzo in atto abbia già dato importanti risultati. Due aspetti vanno tenuti ben presenti: la finestra internazionale propizia è una tantum e temporanea; gli altri paesi non stanno immobili, ma sono un cantiere aperto di cambiamenti, più o meno profondi e rapidi.

Quindi per recuperare terreno serve operare a velocità superiore alla loro.

Produzione
Dopo la stagnazione nel 4° trimestre 2014, il PIL italiano è aumentato sia nel primo che nel secondo trimestre dell’anno. Gli indicatori congiunturali delineano un’accelerazione della ripresa. Il CSC stima incrementi congiunturali nel settore manifatturiero sia per quanto riguarda la produzione che gli ordini, finalmente sostenuti anche dalla domanda interna.

Settori Produttivi
La produzione industriale in Italia, pur con ampie oscillazioni è aumentata. L’aumento più sensibile è riscontrabile nel manifatturiero. A tirare la ripresa non è stato solo l’export: il fatturato estero è cresciuto del 3,3% e quello interno del 3,2%. I beni non durevoli (+4,1%) e d’investimento (+3,5%) hanno sostenuto la ripresa.

I settori più dinamici sono stati moto-veicoli (+21,3%), coke e prodotti raffinati (+10,7%) e farmaceutica (+17,6%), unico comparto ad avere superato i livelli pre-crisi.

Incrementi di attività si sono avuti in due terzi dei settori.

 

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