Focus materie prime ANIMA - Come il conflitto russo-ucraino condizionerà lo sviluppo del nostro Paese

Le imprese italiane denunciano una situazione in continuo peggioramento a causa dei rincari che rischiano di fermare la produzione

  • 21 Aprile 2022
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  • Ci troviamo insomma nel raro contesto di un deficit d’offerta: la domanda non manca e potrebbe continuare ad alimentare la solida ripresa economica avviatasi dopo la prima fase pandemica, ma mancano sia le materie prime che i semilavorati
    Ci troviamo insomma nel raro contesto di un deficit d’offerta: la domanda non manca e potrebbe continuare ad alimentare la solida ripresa economica avviatasi dopo la prima fase pandemica, ma mancano sia le materie prime che i semilavorati

Achille Fornasini, docente all’Università di Brescia, nel corso del 4° appuntamento del Focus Materie Prime, l’osservatorio periodico congiunturale di Anima Confindustria, inquadra la situazione tra nuove recrudescenze pandemiche, crisi energetica e ricadute del conflitto russo-ucraino.

Ripensare al sistema produttivo ed energetico italiano

«La carenza e il continuo rincaro delle materie prime continuano ad affliggere tutte le imprese manifatturiere. È necessario agire al più presto per invertire questa tendenza». La richiesta della meccanica italiana trova voce in Pietro Almici, vicepresidente di Anima Confindustria, che denuncia una situazione in continuo peggioramento per le imprese del comparto. «Abbiamo subito rincari vertiginosi nel giro di poche settimane, anche superiori al +100%. I continui aumenti dei materiali e dell’energia hanno causato una riduzione drastica, e in alcuni casi un annullamento, della marginalità per le imprese della meccanica. Per molte aziende è diventato controproducente continuare a lavorare, si rischia il fermo della produzione. Le prospettive attuali e future ci costringono a ripensare al sistema produttivo ed energetico del nostro paese, ma per agire nell’immediato è fondamentale supportare le imprese nel reperimento delle materie prime. Per questo continuiamo a stimolare le istituzioni per la messa in atto di misure straordinarie. Al fine di agevolare l’approvvigionamento di acciaio, riteniamo doveroso sospendere almeno fino a fine anno ogni tipo di restrizione esistente all’importazione; in particolare i dazi sull’export di acciaio in UE e il contingentamento delle quote di ingresso dei materiali, misure stabilite nel 2018 e che non tengono conto del contesto attuale. Chiediamo inoltre un maggiore intervento delle istituzioni nel costo dei trasporti, soprattutto per quanto riguarda i noli marittimi, per favorire gli scambi commerciali con l’estero. Ricordiamoci infatti che la meccanica italiana è un settore votato alle esportazioni, con oltre 29 miliardi di euro e una quota export del 57,1% nel 2021. Oggi possiamo solo limitarci a osservare e analizzare le dinamiche di mercato; Anima continuerà a monitorare la situazione e aggiornare le aziende tramite il Focus Materie Prime».

I materiali metallici utilizzati nella meccanica stanno subendo rincari mai visti

«Dobbiamo fare i conti con uno scenario senza precedenti – esordisce Fornasini – nel quale si cumulano gli effetti legati all’indisponibilità e alla scarsità di materie prime, alle difficoltà imposte dallo sfilacciamento delle catene di fornitura e ai colli di bottiglia tuttora irrisolti nell’ambito della logistica internazionale. Ne derivano aumenti generalizzati dei prezzi delle commodity, che la speculazione finanziaria esaspera ulteriormente. Ci troviamo insomma nel raro contesto di un deficit d’offerta: la domanda non manca e potrebbe continuare ad alimentare la solida ripresa economica avviatasi dopo la prima fase pandemica, ma mancano sia le materie prime che i semilavorati. I prezzi aumentano e in poco più di un anno ci ritroviamo con un’inflazione che viaggia verso l’8%». I materiali metallici utilizzati nella meccanica stanno subendo rincari mai visti con record storici a ripetizione. Le cause degli aumenti sono la drastica contrazione delle scorte, i costi energetici che incidono sulle attività di estrazione e di raffinazione dei minerali, ma anche dei costi di trasporto che si mantengono molto elevati.

Interrotto le importazioni da Ucraina e Russia di metalli e semilavorati

«Particolarmente critica – dichiara Achille Fornasini – è la contingenza innescata dal conflitto che ha interrotto le importazioni da Ucraina e Russia di metalli e semilavorati decisivi per le nostre industrie siderurgiche, metallurgiche e meccaniche: dopo gli aumenti di prezzo già cospicui dello scorso anno, nel primo trimestre 2022 si segnalano ulteriori incrementi di portata straordinaria: +28% l’alluminio, +46% il rottame ferroso, +57% i coils, +40% le lamiere base, +100% le lamiere da treno, +30% i laminati inox. In campo siderurgico siamo passati repentinamente dall’overcapacity allo shortage provocato dall’interruzione delle forniture proveniente dai Paesi coinvolti dalla guerra. Le fonti alternative di approvvigionamento sono molto più lontane: ne derivano costi di trasporto più pesanti, aggravati appunto dal boom delle quotazioni dei carburanti innescato dalla crisi energetica, che vanno incidere sui prezzi dei materiali». Secondo le analisi di Achille Fornasini, la prospettiva più ottimistica contempla l’esaurimento del conflitto a breve termine: ne deriverebbe il rapido ridimensionamento dei costi energetici, la flessione dei prezzi delle materie prime e l’affievolimento della fiammata inflazionistica.

Riconsiderare il proprio modello di sviluppo

«Un’eventualità intermedia – prosegue Fornasini – potrebbe invece prevedere un cessate il fuoco, ma con il mantenimento di pesanti sanzioni nei riguardi della Russia: in tal caso i mercati si manterrebbero volatili con prezzi altalenanti in funzione dello stato dei rapporti politici. L’ipotesi peggiore è che il conflitto sfoci in una escalation tale da generare ulteriori contrazioni sul lato dell’offerta che accompagnerebbero l’Europa prima alla recessione e poi alla stagflazione. In ogni caso il nostro Paese dovrà riconsiderare il suo modello di sviluppo, accorciando le filiere e valorizzando al massimo tutte le nostre risorse agroalimentari, forestali, minerarie ed energetiche. Importante anche il recupero degli elementi rari e preziosi contenuti nei cellulari e nei computer da riciclare. E puntare finalmente su politiche industriali ed estere orientate all’ottenimento di concessioni e alla pattuizione di forniture strategiche di lungo termine».