Il futuro non è più nero ma grigio scuro: è con questo gioco di parole che il Cece, l’associazione europea delle industrie produttrici di macchinari per le costruzioni, dà conto, nel suo periodico barometro del mercato, del «sentiment» che anima gli operatori del settore in questo, difficile, inizio 2010. Perché il 40 per cento delle imprese ha registrato nel 2009 un fatturato inferiore alla metà di quello raggiunto nel 2008 e in media il tasso di decrescita è stato del 37 per cento. Le previsioni per quest’anno sono molto prudenti: l’aspettativa è per una crescita attorno al 5 per cento del fatturato rispetto al livello modestissimo del 2009. E’ questo piccolo segnale di controtendenza che fa descrivere il futuro come grigio scuro e non nero, più una speranza che si sia raggiunto il fondo della crisi, e che quindi la risalita stia per cominciare, che non una certezza di una ripresa economica stabile e strutturata. A livello mondiale, nel 2009, le consegne di macchine movimento terra sono scese di un drammatico 41,8 per cento, con crolli ancora più significativi nelle vendite in Nord America (- 64 per cento rispetto al 2008), in Est Europa, con un - 70 per cento, e in Russia, dove il calo è stato addirittura attorno al 90 per cento. Il mercato italiano delle macchine movimento terra chiude il 2009 con un calo complessivo delle vendite del 37 per cento (14.732 unità vendute quest’anno contro 23.393), nel quale spicca, purtroppo in negativo, il crollo sul fronte delle esportazioni (- 63,3 per cento nei primi dieci mesi del 2009). Il fatturato del settore macchine e attrezzature per le costruzioni, che conta circa 150 aziende senza calcolare l’indotto, e dà lavoro a 6.500 addetti, è passato da circa 4 miliardi di euro del 2008 a soli 2 miliardi, 1,2 dei quali sono da riferire direttamente al settore movimento terra. In questa situazione le imprese chiedono urgenti provvedimenti a sostegno del settore, che rischia di uscire decimato da una crisi che non ha precedenti.