Economia globale poco brillante

L’incertezza favorita dalle tante incognite politiche mondiali alimenta il rischio della deflazione, specie per l’Eurozona

  • 11 Luglio 2016
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Nello scenario economico mondiale si sono delineate tendenze poco brillanti e l’incertezza viene ancor più alimentata da fattori politici quali Brexit, elezioni generali spagnole, questione greca, reazioni xenofobe all'ondata migratoria, referendum costituzionale italiano, presidenziali americane. Con un tale numero di incognite non è necessario aspettare che qualche cosa vada storto ma sono sufficienti i timori che ciò possa accadere. Il rischio è quello della deflazione, alimentato dallo sgonfiamento dei debiti eccessivi e dall'impostazione di alcune politiche in seno all'Eurozona. L’instabilità finanziaria è rientrata, grazie anche alla maggiore tranquillità nei mercati dei cambi e del petrolio.

A livello globale le stime della crescita sono state ulteriormente ribassate dall'FMI (3,2% nel 2016); sono ritmi appena inferiori a quelli di lungo periodo (3,5% nel 1980-2015) e andrebbero consolidati da un’azione internazionale coordinata che utilizzi tutte le leve disponibili.

Nell’Unione Europea i segnali sono di rallentamento, per le ripercussioni ritardate dell’export debole, la frenata britannica, l’apprezzamento dell’euro, la stretta regolamentare che continua a zavorrare i prestiti bancari: tutto ciò penalizza gli investimenti, mentre rimane discreto l’aumento dei consumi.

L’Italia risente del contesto estero e del maggior vincolo creditizio; la domanda delle famiglie sale, sostenuta dall'occupazione e da una misura fiscale che agisce nella seconda metà dell’anno; quando anche la spesa pubblica in infrastrutture riceverà nuova linfa dalla recente concessione della flessibilità europea. Il profilo calante degli ordini, soprattutto esteri, e del fatturato conferma la debolezza della risalita.

 

Il PIL italiano

Il PIL italiano è aumentato dello 0,3% nel 1° trimestre sul 4° 2015, quando è cresciuto dello 0,2%; l’acquisito per il 2016 è di +0,6%. La risalita prosegue con difficoltà anche nella domanda domestica: gli ordini interni in volume mostrano un profilo stagnante (quelli esteri calano).

Il CSC stima un incremento congiunturale della produzione industriale dello 0,3% in aprile, che porta a +0,1% l’acquisito nel 2° trimestre. Il PMI composito in aprile è salito a 53,1, da 52,4 in marzo. Nel terziario il PMI segnala una dinamica dell’attività più vivace rispetto ai minimi da 13 mesi toccati in marzo (+1,1, a 52,1); nel manifatturiero è salito a 53,9 (+0,4). Indicazioni preliminari sul PMI composito segnalano in maggio una più lenta espansione.

Meno favorevoli le prospettive per la seconda metà dell’anno delineate dall'anticipatore OCSE: -0,10% in marzo su febbraio, 3° calo consecutivo (-0,10% congiunturale nel 1° trimestre).

 

Commercio estero in diminuzione

In febbraio l’export italiano è aumentato del 2,9% a prezzi costanti su gennaio mentre in marzo le esportazioni sono diminuite, a prezzi costanti, dell’1,6% in marzo su febbraio, registrando un calo dello 0,8% nella media del 1° trimestre sul 4° 2015 (stime CSC). Anche la solida crescita dell’import (+1,2% acquisito nel 1° trimestre), segnale di domanda interna ancora crescente, ha subito una battuta d’arresto, registrando -2,9% in marzo e invariate nel 1° trimestre. Ciò risulta da un modesto aumento trimestrale degli scambi con i paesi UE (stabili le vendite e +1,0% gli acquisti) e da una caduta di quelli extra-UE (-1,8% e -1,4%), anche a causa della persistente frenata degli emergenti. Il commercio extra-UE in valore ha proseguito il rimbalzo in aprile: +3,9% mensile l’export e +4,7% l’import.

Segnali contrastanti per il 2° trimestre dagli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri: in aprile su la componente del PMI (a 55,2) e giù i giudizi delle imprese (saldo a -17).

In forte calo nel 1° trimestre il commercio mondiale (-1,7%) per la caduta degli scambi con l’estero degli emergenti (-3,3%). In aprile la componente ordini esteri dell’indice PMI globale segnala contrazione per il terzo mese consecutivo (49,2).

 

Lavoro e occupazione

Le persone occupate in Italia nel 1° trimestre 2016 sono aumentate di 16mila unità sul 4° 2015 (+0,1%). La crescita è ascrivibile a un ulteriore aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+70mila), mentre calano quelli a termine (-49mila) e restano sostanzialmente stabili gli indipendenti.

L’occupazione a tempo indeterminato (ad oggi l’86,3% di quella alle dipendenze) rimane privilegiata anche in apertura del 2016, incentivata dalle nuove norme introdotte dal Jobs Act e dalla riconferma degli sgravi contributivi, seppur per importi e durata inferiori rispetto al 2015. Buone le prospettive per il mercato del lavoro a breve, come indicato dalle indagini qualitative e dal progressivo sgonfiamento della CIG.

Il tasso di disoccupazione italiano a marzo è sceso all’11,4%, dal 12,4% di un anno prima. Disoccupazione in calo anche nella media dell’Eurozona: 10,2%, da 11,2% di marzo 2015. Ancora alta in Spagna (20,5%), ma in costante calo da metà 2013; in lieve contrazione in Francia (10,0%, da 10,3%) e ai minimi in Germania (4,4%).

 

La domanda interna

Andamento incerto degli investimenti a inizio 2016, dopo il +0,8% nel 4° 2015. Sono meno favorevoli le valutazioni dei produttori di beni strumentali (ISTAT): in aprile il saldo dei giudizi sugli ordini interni è sceso a -23,0 (-22,0 nel 1° e -19,3 nel 4°); vanno meglio le attese. Gli investimenti in costruzioni sono rimbalzati a fine 2015 (+0,9%), in linea con la dinamica della produzione (+1,3%); però nel 1° l’attività edile è calata (-0,9%) e le prospettive sono incerte: in aprile la fiducia è migliorata (indice a 121,2 da 118,4 in marzo), ma un netto peggioramento è emerso dalle indagini Markit (PMI in calo a 45,3 da 45,8).

Positiva la dinamica dei consumi nel 1° trimestre, come indica l’aumento del gettito IVA da scambi interni: +3,5% tendenziale (depurato dei versamenti della PA a titolo di split payment, meccanismo non a regime nel 1° 2015). Le immatricolazioni di auto sono salite del 4,3% in aprile su marzo e l’acquisito per il 2° è di +2,5% (+6,9% nel 1°). Giù la fiducia dei consumatori in aprile (-0,7 punti, a 114,2), ma migliorano giudizi e attese su situazione economica della famiglia e sui bilanci. Il saldo sugli ordini interni dei produttori di beni di consumo è sceso a -16,0 (-14,0 nel 1°), segnalando meno spesa in estate.

 

Eurozona

Nell’Eurozona l’espansione è proseguita in maggio al ritmo più moderato da 16 mesi: PMI composito a 52,9 (da 53,0 in aprile), 0,3 punti al di sotto della media del 1° trimestre 2016 (53,2). È cresciuto a velocità costante il terziario (PMI a 53,1, come in aprile), ma ha rallentato nuovamente il manifatturiero (51,5 da 51,7). La frenata degli ordini (ai minimi da gennaio 2015) prelude a un’espansione fiacca anche a giugno. Sono scesi ancora, ma ai ritmi meno rapidi da un anno, i prezzi di vendita.

Tra i maggiori paesi, si è rafforzata la crescita in Germania (PMI composito a 54,7 da 53,6), mentre la Francia è uscita dalla stagnazione (51,1 da 50,2).

In aprile, l’indice di sentimento economico è risalito di 0,9 punti su marzo, dopo tre mesi di cali consecutivi, a riflesso di un maggiore ottimismo tra imprese e consumatori (fiducia risalita di 1,1 punti a maggio). Aumenta però l’incertezza legata a: referendum sulla Brexit, riemergere della crisi del debito greco, questione migranti, minacce terroristiche, elezioni politiche in Spagna e referendum costituzionale in Italia. Ciò rischia di deteriorare nuovamente la fiducia inducendo imprese e famiglie a posporre investimenti e consumi.