Accesso al credito bancario, difficoltà anche nel 2013

Si profila un altro anno all'insegna del downgrading per le imprese

  • 16 Gennaio 2013
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  • Quota di imprese razionate (che hanno dichiarato di non aver ottenuto l’intero ammontare del credito richiesto)
    Quota di imprese razionate (che hanno dichiarato di non aver ottenuto l’intero ammontare del credito richiesto)

La crisi finanziaria e la recessione iniziata nel 2008 stanno manifestando i propri effetti sulla vita delle imprese italiane in modo sempre più evidente. In particolare, nel corso del 2012, le condizioni economiche di accesso al credito sono drasticamente peggiorate, specialmente per le Piccole e Medie Imprese (PMI), e il volume complessivo di credito concesso alle imprese dal sistema creditizio è destinato a continuare a contrarsi ben oltre il primo semestre del 2013.

A partire dal 2010, una impresa italiana su tre non ha ottenuto l’ammontare di credito richiesto, e il rallentamento dei prestiti è stato molto forte e di un’intensità maggiore che negli altri paesi dell’area euro. Il tasso medio praticato sui prestiti alle imprese è cresciuto sensibilmente, confermando il trend in atto dal 2010; l’attuale tendenza all’aumento dei tassi esporrà le nostre imprese, per le quali i prestiti bancari rappresentano la principale fonte di finanziamento esterna al rischio di un sensibile aumento dei costi del credito. In aggiunta, le banche hanno chiesto a un crescente numero di aziende di rimborsare i prestiti anticipatamente (Banca d’Italia, maggio 2012). Nonostante in Italia il numero delle imprese che ha necessità di ricorrere a finanziamenti esterni sia più elevato che nell’area euro e, più in generale, la disponibilità di credito tenda a peggiorare, la situazione sopra descritta ha concretamente scoraggiato molte imprese che avevano necessità di finanziamenti, al punto che molte non si sono nemmeno rivolte alle banche nella certezza di vedere respinta la loro richiesta (Banca d’Italia, maggio 2012).

Nel contesto dell’attuale situazione di stagnazione e di crisi economica e finanziaria, è previsto che la domanda di credito nel breve termine non sarà spinta da programmi di sviluppo aziendale bensì, principalmente, da progetti di ristrutturazione del debito (vedi Olgiati S., Bronzini G. (2012), “La crisi finanziaria e le prospettive del factoring come strumento di ristrutturazione del debito delle imprese”, Journal of Investor Relations2: 14-19).

The perfect storm: l’evoluzione del credito in Italia nel 2013
La combinazione dei fattori economici, politici, sociali e finanziari in atto sembra infatti in grado di cambiare definitivamente e profondamente le regole di accesso al credito delle imprese italiane. Nel 2012 il PIL ha continuato a contrarsi; Banca d'Italia stima che la produzione industriale dovrebbe continuare a calare sino al 2013 e secondo Confindustria i primi timidi segnali di ripresa si manifesteranno solo nel 2014. Confermando una sensazione diffusa tra gli imprenditori italiani, nel 2012 è continuata la diminuzione dei prestiti bancari alle imprese. La situazione non è migliore nell’area euro, dove permane il credit crunch e le previsioni a breve termine sono stabili.

Second l'International Monetary Fund (IMF) è in corso un alleggerimento dei bilanci bancari su scala internazionale. Questo processo di deleveraging simultaneo può aggravare la situazione creditizia, diminuendo ulteriormente la disponibilità di credito entro la fine del 2013.  I recenti interventi delle autorità monetarie non contribuiscono ad un’evoluzione positiva della situazione. A fine 2011 una raccomandazione della European Banking Authority ai principali istituti di credito europei ha imposto un sensibile aumento della parte pregiata di capitale in rapporto ai Risk Weighted Assests. Con questa azione, l’EBA ha imposto alle principali banche un rafforzamento patrimoniale ancor più consistente di quello previsto dalla dotazione minima dell’accordo di Basilea3.

Alla terza fase applicativa dell’accordo di Basilea, che entrerà a regime progressivamente entro il 2019, alcuni attribuiscono effetti collaterali potenzialmente amplificatori dell’attuale crisi. Molti operatori auspicano pertanto una radicale revisione delle nuove regole sui coefficienti patrimoniali bancari o, quanto meno, uno slittamento temporale dell’entrata in vigore dei nuovi parametri prudenziali. Di contro, alcuni sostengono che le caratteristiche dei nuovi requisiti di Basilea3 non siano sufficienti a garantire la futura stabilità del sistema creditizio

I primi effetti di questa crisi hanno reso oramai evidente che l’accesso al credito è oggi la risorsa strategica per tutte quelle imprese che lottano per superare la crisi e deve essere gestito con l’attenzione dovuta alle risorse scarse.

 

 

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