Brexit sempre più vicina

Come prepararsi all’uscita del Regno Unito dalla UE

  • 11 Ottobre 2019
  • 666 views
  • Brexit sempre più vicina
    Brexit sempre più vicina

Come noto, il 31 ottobre 2019 è prevista l’uscita del Regno Unito (UK) dall’Unione europea. In vista di tale data e a seguito di lunghi dibattiti tra il Governo britannico e l’opposizione, il 5 settembre scorso il Parlamento inglese ha approvato un anti-no deal bill, una legge contro il recesso senza accordo con l’Unione europea.

La legge anti-hard Brexit sancisce il termine, al 19 ottobre 2019, entro cui il Primo ministro dovrà, in alternativa:

  • Raggiungere un accordo di recesso con l’Unione europea;
  • Ottenere un voto del Parlamento favorevole ad una Brexit no-deal.

Qualora il Primo ministro inglese non riuscisse a raggiungere nessuno di tali obiettivi, sarebbe obbligato, sempre sulla base di quanto stabilito dall’anti-no deal bill, a chiedere alla UE una nuova proroga del termine al 31 gennaio 2020. Nel caso in cui il Parlamento britannico non ratificasse un accordo di recesso (quello già negoziato da Theresa May o qualsiasi altro accordo negoziato entro il 19 ottobre), esso potrebbe decidere di votare a favore di una hard Brexit.

Se il 31 ottobre il Regno Unito lasciasse la UE senza accordo, UK diventerebbe, per la UE, un Paese terzo a tutti gli effetti. Il commercio tra le due parti sarebbe disciplinato dalle regole stabilite in seno alla WTO (World Trade Organization – Organizzazione mondiale del commercio): il Regno Unito applicherebbe una propria tariffa esterna – e non più la tariffa esterna comune dell’Unione europea – basata sul principio MFN (Most Favoured Nation) e che garantirebbe l’imposizione delle medesime aliquote daziarie nei confronti di tutti gli altri membri della WTO (UE inclusa).

Il Governo UK ha pubblicato, già a marzo 2019, una bozza di quellache potrebbe essere la tariffa doganale britannica nel caso in cui non si raggiungesse un accordo con l’Unione europea1. Tale tariffa, però, sarebbe solo transitoria e si applicherebbe solo nei dodici mesi successivi alla Brexit: in tale lasso di tempo, la maggior parte dei beni importati in Regno Unito sconterebbe dazio nullo al fine di limitare, per quanto possibile, l’impatto della Brexit sugli importatori britannici.

Nelle ultime settimane, sia l’Unione europea che il Regno Unito si sono prodigati nella pubblicazione di guide, documenti e pagine web informative per fornire supporto e dare istruzioni agli operatori su cosa fare per prepararsi ad una eventuale hard Brexit.

Gli operatori unionali che commerciano con UK e che non hanno mai effettuato operazioni doganali dovranno, per prima cosa, dotarsi di un numero EORI (Economic Operatori Registration and Identification). In UE, tale numero è attribuito dalle autorità doganali automaticamente alla prima operazione doganale ed è composto dalla partita IVA preceduta dal codice del Paese membro in cui l’operatore espleta le formalità doganali.

Il Regno Unito ha deciso di continuare ad adottare il sistema EORI anche una volta fuori dall’Unione europea. Gli operatori UK già in possesso di numero EORI che inizia con “GB” potranno continuare ad utilizzarlo anche dopo la Brexit; coloro i quali, invece, non hanno mai effettuato operazioni doganali dovranno richiederlo al fine di poter continuare a scambiare beni con l’Unione europea (e, eventualmente, con altri Paesi terzi) dopo il recesso del Regno Unito dalla UE.

Le merci scambiate tra le due parti non potranno più muoversi liberamente ma dovranno essere assoggettate a specifici regimi doganali (sia in UE che in UK), primi fra tutti i regimi di esportazione e di immissione in libera pratica.

A tale proposito, il Governo britannico ha pubblicato una guida step by step a supporto delle imprese che si troveranno a dover importare dall’Unione europea2.

Oltre a dotarsi di un numero EORI, gli operatori d’Oltremanica dovranno attrezzarsi per la presentazione delle dichiarazioni di importazione e per l’espletamento delle formalità doganali: potranno optare per svolgere tutto in autonomia, dotandosi di specifici software (è disponibile, sul sito del Governo UK, una lista di software providers3) tramite cui inviare alle autorità doganali le dichiarazioni di importazione, o decidere di affidarsi ad un customs broker che provvederà ad espletare le formalità doganali per loro conto. Tale ultima soluzione potrebbe essere di particolare interesse soprattutto per i soggetti che non hanno mai effettuato operazioni doganali.

Nel caso di no deal, il Regno Unito consentirà agli operatori che importeranno beni dall’Unione europea di fare ricorso alle procedure semplificate transitorie (Transitional Simplified Procedures – TSP), che consentirebbero agli importatori UK di presentare una dichiarazione doganale completa in un momento successivo all’importazione.

L’implementazione di tali procedure semplificate aiuterebbe gli operatori britannici a contenere o evitare il più possibile interruzioni e ritardi nella loro catena di approvvigionamento dall’UE, almeno nei primi mesi successivi alla Brexit.

In aggiunta a tali misure eccezionali (peraltro, introdotte solo da UK e non anche dall’UE) e al fine di facilitare lo scambio di beni con l’altra parte, gli operatori unionali e gli operatori britannici potranno validamente ricorrere a strumenti e semplificazioni previsti dalla normativa doganale.

Il 30 gennaio 2019, il Regno Unito ha depositato lo strumento di accesso alla Convenzione relativa ad un Transito Comune, di cui è correntemente parte in quanto Stato membro della UE (insieme a Paesi EFTA, Macedonia, Turchia e Serbia). Grazie al transito comune, in uno scenario post Brexit, merce in partenza dall’UE e destinata a UK potrà viaggiare in regime di transito fino al luogo di destinazione in Gran Bretagna. In tal modo, gli importatori britannici potranno sdoganare la merce in uffici doganali diversi da quelli di confine o presso i propri stabilimenti.

Allo stesso modo, gli operatori unionali potranno ricevere le merci in arrivo da UK sottoponendole al regime di transito e potranno sdoganarle e vincolarle a successivo regime presso i propri stabilimenti (se titolari delle apposite autorizzazioni).

Oltre al transito comune, potrebbe essere di particolare interesse, soprattutto per le imprese UK che si approvvigionano di materie prime in Unione europea, l’utilizzo del deposito doganale: tale regime consentirebbe di importare beni senza dover pagare (immediatamente) dazi ed IVA all’importazione. Le merci potranno essere estratte dal deposito quando ve ne fosse necessità e dazi, IVA ed altri oneri potrebbero essere assolti di volta in volta al momento dell’estrazione delle merci dal deposito doganale.

Tali soluzioni, pur acquisendo carattere strategico in vista di una hard Brexit, potrebbero costituire un vantaggio competitivo per le aziende negli scambi con altri Paesi terzi, anche qualora la Brexit non avesse luogo.

Easyfrontier è a disposizione delle imprese per valutare soluzioni doganali alla Brexit.

Sitografia

1 www.gov.uk/guidance/check-temporary-rates-of-customs-dutyon-imports-after-eu-exit

2 www.gov.uk/prepare-import-to-uk-after-brexit

3 www.gov.uk/government/publications/chief-customs-freight-simplified-procedures-cfsp-contact-list/customs-freight-simplified-procedures-traders-software-providers

Team R&D Easyfrontier
Per info e approfondimenti sul contenuto dell’articolo e sui servizi offerti da Easyfrontier contattare:

Carmela Massaro
Responsabile relazioni esterne e rapporti istituzionali
0245418305 – 389 3436217