Sette magnifici secondi

Alcuni semplici principi per aumentare le possibilità di far decollare le relazioni interpersonali

  • 16 Gennaio 2013
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Nella nostra vita privata e nella nostra sfera professionale ci capita spesso di incontrare persone che non abbiamo mai conosciuto prima con le quali abbiamo necessità o intenzione di instaurare una relazione proficua e duratura.

Sono molti gli elementi che ci consentono di avere successo, il primo è non dimenticare che quando entriamo in contatto con un essere umano tutto ciò che facciamo e diciamo comunica e produce su di lui un effetto ed una reazione.

Nel suo libro  La Pragmatica Della Comunicazione Umana (Astrolabio, Roma 1971) Paul Watzlawick, scrive:

«Il primo assioma della comunicazione umana afferma: “Non si può non comunicare”. L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro la parola, e i vicini di solito ‘afferrano il messaggio’ e rispondono in modo adeguato lasciandoli in pace. Questo, ovviamente, è proprio uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è una discussione animata».

Se state pensando qual’è il momento più importante e da curare con particolare attenzione in una relazione, tenete presente che i primi sette secondi sono sempre fondamentali, il primo contatto è il momento nel quale gli altri si fanno un’immagine positiva o negativa di voi.

Ma cosa succede nel nostro cervello nei fatidici primi momenti di un incontro?

Nei secondi iniziali in cui osserviamo qualcosa, abbiamo preso la maggior parte delle decisioni che siamo potenzialmente in grado di prendere.

Questo è vero sia che l’oggetto che guardiamo sia una persona (per esempio un collaboratore da assumere), sia ancora che si tratti di un nuovo macchinario che dobbiamo acquistare, sia che si stia visionando il trailer di un film che abbiamo intenzione di andare a vedere al cinema.

C’è anche da dire che se riusciamo a percepirle, nella maggior parte dei casi, le nostre prime decisioni saranno quelle giuste. Non è un dono prodigioso o qualcosa di simile, recenti studi nel campo della psicologia chiamano questa area del cervello che salta istantaneamente a conclusioni  “inconscio attivo” e va immaginato come una sorta di gigantesco computer che velocemente e senza fatica processa una gran quantità di dati.

Possiamo paragonare questo super calcolatore a quello che permette ad un moderno jet di volare guidato da un pilota automatico con pochi input da parte del comandante dell’aereo.

L’inconscio attivo compie una precisa valutazione del mondo, segnalandoci ostacoli e pericoli, stabilendo obiettivi ed innescando azioni in modo efficace e sofisticato.

Questo è anche il motivo per cui le prime impressioni durano, semplicemente perché in seguito non riflettiamo così intensamente come in quei primi  secondi.

L’inconscio è una forza potente ma non infallibile, questo meraviglioso radar può essere disorientato o messo fuori uso, poiché spesso le reazioni istintive devono competere con i nostri interessi, le nostre emozioni, i pregiudizi che stanno dentro di noi e i desideri di ogni genere.

Qualcuno si starà chiedendo: ma quindi se va male il primo contatto la relazione futura  è definitivamente compromessa? La risposta è che a volte abbiamo la possibilità di recuperare attraverso una lunga e faticosa pedalata in salita, più spesso purtroppo non ci viene concessa una seconda possibilità.

 

 

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